Trattamento delle deformità complesse di piede e caviglia mediante l’utilizzo di fissatore esterno in età di accrescimento

Complex foot deformity treatment by means of external fixator in patients in the age of growth

Valentino Coppa 1, Silvio Boero 2, Simone Riganti 2, Antonio P. Gigante 1

1 Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari, Università Politecnica delle Marche, Ancona; 2 UOC Ortopedia e Traumatologia Pediatrica, IRCCS Giannina Gaslini, Genova

Introduzione. Le deformità complesse del piede e della caviglia (DCPC) vengono definite deformità multiplanari, rigide (non correggibili alle prove manuali) già sottoposte più volte a trattamento chirurgico e coinvolgono contemporaneamente il retropiede, l’avampiede e/o la caviglia. La chirurgia tradizionale in questo tipo di deformità prevede osteotomie e/o artrodesi. Questo approccio, seppure associato a buoni risultati, può comportare possibili complicanze vascolari e spesso lascia come esito un piede di piccole dimensioni. Un’alternativa è rappresentata dall’osteogenesi in distrazione mediante fissatore esterno che permette una correzione graduale nel tempo con la possibilità di conservare od incrementare le dimensioni del piede.

Obiettivo. Obiettivo del presente studio è quello di rivalutare i risultati del trattamento delle DCPC mediante fissatore esterno di Ilizarov (FEC) o esapodalico (FEE).

Metodi. Attraverso uno studio retrospettivo sono stati rivalutati i pazienti affetti da DCPC trattati con fissatore esterno di Ilizarov (gruppo A, 7 casi) ed esapodalico (gruppo B, 10 casi), presso l’UOC di Ortopedia dell’Istituto Gaslini. I pazienti trattati erano tutti in età di accrescimento con un range compreso tra i 10 ed i 18 anni. La complessità iniziale della deformità dell’arto è stata descritta secondo il Limb Lengthening and Reconstruction Society AIM Index (LLRS AIM Index) mentre i risultati clinici sono stati valutati secondo l’American Orthopaedic Foot and Ankle Score (AOFAS) e il The Manchester-Oxford Foot Questionnaire (MOXFQ). L’outcome finale è stato classificato in buono, discreto e scarso secondo i criteri indicati da Paley e Ferreira. La guarigione ossea e dei tessuti molli sono stati valutati e classificati mediante l’Association for the Study and Application of the Method of Ilizarov (ASAMI) bone score. Sono stati, inoltre, valutati i tempi di latenza, di correzione, di consolidazione e di mantenimento del fissatore esterno. Le complicanze sono state valutate secondo la classificazione di Paley in problemi, ostacoli e complicanze vere.

Risultati. 6 pazienti del gruppo A ed 8 del gruppo B hanno raggiunto un piede plantigrado, i rimanenti casi hanno avuto una recidiva. Nel gruppo A abbiamo ottenuto 5 buoni risultati, 1 discreto e 1 scarso, nel gruppo B, 6 buoni, 2 discreti e 2 scarsi. In entrambi i gruppi gli score clinici analizzati hanno mostrato un miglioramento dal pre al post operatorio. Per quanto riguarda le complicanze, sia nel gruppo A che nel gruppo B abbiamo avuto 3 ostacoli (di cui uno del gruppo B dipendente da un tempo accessorio) e 1 problema.

Conclusioni. Entrambi i fissatori esterni si sono dimostrati efficaci nella correzione delle DCPC portando alla remissione della sintomatologia clinica in una soddisfacente percentuale dei pazienti trattati. Il FEE ha il vantaggio di non richiedere modifiche del costrutto in corso di trattamento mentre il FEC richiede la correzione di una singola deformità per volta e al termine della correzione occorre cambiare il punto degli snodi per correggere la successiva. 

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