L’instabilità obiettiva di rotula è stata descritta da H. Dejour nel 1987 ed approfondita da D. Dejour nel 2002, identificando con tale termine gli episodi documentati di sub/lussazione in presenza di almeno un fattore anatomico predisponente “primario”. L’attuale trattamento è un’evoluzione del “menù a la carte” proposto nel 1987 che prevede la correzione di ogni fattore predisponente presente. Abbiamo rivalutato retrospettivamente 20 pazienti con minimo follow-up di 10 anni. I trattamenti effettuati, associati in modo diverso tra loro, sono stati: 18 trasposizioni di tuberosità tibiale anteriore, 15 plastiche prossimale del vasto mediale obliquo del quadricipite, 13 lateral release e 3 capsuloplastiche. Soggettivamente il 56% ha ottenuto un risultato buono, 38% sufficiente e il 6% insufficiente. È stato registrato un caso di recidiva. I risultati degli score clinici sono stati: Kujala 75,7 punti (range 58-91), VAS 4,5 (1-6), IKDC sogg. 65,7 (51,6-88,4) e Tegner 4 (solo 5 pazienti sono tornati a praticare attività sportiva). Secondo la scala radiologica di Iwano per l’artrosi del compartimento anteriore 5 pazienti hanno sviluppato un grado I, 4 un grado II e 11 un grado III; la bascule rotulea media al massimo follow-up è stata di 10°.
Il trattamento chirurgico tradizionale ha dato ottimi risultati per il trattamento delle instabilità rotulee, ma non ha evitato la comparsa/persistenza di dolore anteriore e quadri artrosici a distanza con talora residua limitazione funzionale articolare.