Introduzione. La protesi inversa di spalla permette il ripristino funzionale dell’articolazione nei pazienti con osteoartrosi e il numero di impianti annuali è destinato ad aumentare nel tempo. Il fallimento della componente glenoidea è la causa principale delle complicanze a lungo termine, l’accurato posizionamento è quindi un parametro fondamentale nell’ottica di ottenere la sopravvivenza dell’impianto ed evitare l’instabilità dello stesso. La navigazione intraoperatoria e il planning 3D possono aiutare il chirurgo, specialmente nei casi più complessi, a ottenere il migliore posizionamento della protesi. Lo scopo dello studio è analizzare la procedura chirurgica e le complicanze di queste tecniche innovative.
Materiali e metodi. Presso il Policlinico di Modena a partire da Ottobre 2018 abbiamo trattato 15 pazienti (3 maschie e 12 femmine) di età media 72 anni (58-84) con artroprotesi inversa (Equinoxe; Exactech, Gainesville, FL, USA) utilizzando la navigazione GPS. Di tutti i pazienti è stato eseguito studio TC 3D prima dell’intervento chirugico. È stata analizzata la versione e inclinazione glenoidea peroperatoria utilizzando il software Orthoblue® (Exactech, Gainesville, FL, USA) e stabiliti il tipo di baseplate, il migliore seating, versione e inclinazione per l’impianto protesico. Sono stati valutati il tempo chirurgico, confrontandolo con gli ultimi 15 impianti eseguiti senza utilizzo del sistema GPS, la lunghezza delle viti, confrontandola con la lunghezza media delle viti degli ultimi 15 impianti Equinoxe eseguiti senza utilizzo di GPS e le complicanze perioperatorie (fratture della coracoide o fratture della glena). Sono state infine valutate le complicanze perioperatorie (fratture della coracoide o fratture della glena).
Risultati. Abbiamo suddiviso i pazienti in 6 casi B1, 7 casi B2 e 2 casi tipo A secondo la classificazione di Walch. Il tempo chirurgico medio è stato di 92 ± 12 minuti (range 75-110), con una differenza statisticamente significativa (p = 0,001) rispetto agli ultimi 15 impianti posizionati senza ausilio di tecnologia GPS (75 ± 12 minuti, range 52-90). L’inclinazione preoperatoria media rilevata era + 2,6° ± 6,4 (min -7°, max 18°), mentre la versione preoperatoria media era -7,6° ± 8,4 (min -27°, max + 2°). L’inclinazione pianificata media è stata -2,7° ± 2,3 (min -6°, max 0°), mentre la versione media pianificata è stata -1,6° ± 2,9 (min -7°, max + 3°). Il seating medio pianificato è stato 89% ± 8%. I baseplate impiantati erano provvisti di augment posteriore di 8° in 7 pazienti e di augment superiore di 10° in 3 pazienti. In 5 pazienti il baseplate impiantato era standard. La lunghezza media delle viti impiantate è stata di 33,5 mm ± 4,2 mm, con una differenza statisticamente significativa rispetto agli ultimi 15 casi trattati con sistema Equinoxe senza ausilio di GPS (29,1 mm ± 3,9 mm; p < 0,05). In un paziente abbiamo rilevato la frattura iatrogena della coracoide. In nessun caso si sono verificati malfunzionamenti del sistema GPS durante l’intervento.
Conclusioni. La navigazione intraoperatoria nella protesica di spalla, in associazione alla pianificazione virtuale preoperatoria, sta rivoluzionando l’approccio a questo tipo di chirurgia. Le valutazioni intraoperatorie sono molto incoraggianti e le complicanze ridotte. Gli svantaggi come l’allungamento dei tempi chirurgici e i costi sembrano essere gestibili anche in considerazione della curva di apprendimento e della diffusione della tecnica. Solo l’applicazione della metodica ad un numero maggiore di impianti, associata a studi a lungo termine su campioni ampi di pazienti, potrà confermare queste esperienze preliminari che appaiono tuttavia tracciare la strada del futuro della protesica di spalla.