La responsabilità professionale nella profilassi antitromboembolica delle fratture dell’arto superiore: case report

The malpractice in anti-thromboembolic prophylaxis in upper limb fractures

Fabio M. Donelli 1 , Mario Gabbrielli 2 , Olmo Consonni 3 , Salvatore D’Amico 3 , Vincenzo Zottola 3

1  Specialista in Medicina Legale e Ortopedia, Università degli Studi di Milano; 2  Ordinario in Medicina Legale c/o Università degli Studi di Siena; 3  ASST Lariana, Ospedale S. Anna, San Fermo della Battaglia (CO)

La Trombosi Venosa Profonda (TVP) e le concomitanti conseguenze cardio-polmonari (Embolia Polmonare – EP) rappresentano una complicanza severa e potenzialmente fatale, e per questo la necessità di una profilassi antitromboembolica nel management di ciascun paziente sottoposto ad un trattamento (conservativo o chirurgico) ortopedico o traumatologico costituisce a tutt’oggi un argomento di dibattito notevole. Le linee guida presenti in letteratura, infatti, si focalizzano in modo particolare su alcuni tipi di lesione e/o trattamento (fratture della pelvi e dell’arto inferiore, chirurgia protesica), mentre nella chirurgia dell’arto superiore, in assenza di una profilassi anti-trombotica, vi è un rischio di TEV sicuramente inferiore. Riportiamo il caso di una paziente deceduta a causa di una Embolia Polmonare massiva durante il ricovero nella Divisione di Ortopedia dell’Ospedale S. Anna di Como, a seguito del trattamento chirurgico di una frattura dell’arto superiore.

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