Il suo viso da cammeo ha ingentilito anche il passato dell’ortopedia italiana. Sfogliando l’album fotografico della prima metà del Novecento, quando la nuova specialità chirurgica cominciava a fiorire nelle sue autonome dimore, si vede in alcune pagine risaltare l’illustre figura di Maria Josè, principessa di Piemonte, sposa di Umberto di Savoia. Sono immagini che la ritraggono in occasione di visite ufficiali in istituti e reparti, avvolta nella sobria eleganza dei suoi abiti borghesi o nella più spartana – e più autorevole – uniforme da crocerossina. Lei in primo piano, contegno garbato, lo sguardo di chi ha sempre coltivato interesse verso la scienza e carità verso i malati. Al suo fianco, intenti a fare gli onori di casa, ecco alternarsi personaggi appartenuti alla generazione ortopedica degli anni Trenta e Quaranta, quella che, lottando, riuscì a raggiungere posizioni di prestigio, prima che fosse costretta a fare i conti con le angosce della Seconda guerra mondiale. Le abbiamo staccate dall’album, queste istantanee, e seguendo la loro traccia abbiamo provato a raccontare alcuni frammenti di storia.