Che non sia stato il primo a descriverla fu lui stesso, implicitamente, ad ammetterlo. Che però abbia preceduto tutti gli altri nel farne un’analisi dettagliata, spiegando il meccanismo patogenetico, illustrando le caratteristiche cliniche e radiografiche, indicando pure alcune linee di trattamento, è un merito che non si può non riconoscergli. Altrimenti l’ortopedia mondiale – non quella italiana – difficilmente lo avrebbe premiato con l’eponimo entrato nell’uso comune: “frattura-lussazione di Galeazzi”!