Un’analisi dei dati recenti della letteratura ha evidenziato che il trattamento precoce della displasia congenita dell’anca (DCA) garantisce un migliore risultato e che il trattamento tardivo è gravato da un aumento degli interventi chirurgici, è di maggiore durata e presenta maggiori complicanze. Sono inoltre in aumento in Italia, nei centri di riferimento per la chirurgia della DCA, i casi con diagnosi mancata o tardiva; rimangono alte le percentuali di intervento di artroprotesi d’anca su base displasica. Per questi motivi, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica (SITOP) raccomanda uno screening clinico a tutti i neonati, un esame ecografico alla nascita in presenza di segni clinici positivi (Ortolani, Barlow) e in presenza di fattori di rischio, uno screening ecografico a tutti i neonati tra la quarta e la sesta settimana di vita quali misure preventive atte a individuare più precocemente la DCA. La SITOP ha scelto di rimanere fedele alla denominazione “Displasia Congenita dell’Anca” (DCA) e di non seguire il termine più diffuso nel mondo anglosassone di “Displasia Evolutiva dell’Anca” (Developmental Dysplasia of the Hip, DDH). Con l’aggettivo “congenito” si vuole, infatti, sottolineare come la displasia sia presente alla nascita quale disturbo di crescita acetabolare in epoca fetale.