Il trattamento chirurgico delle rotture della cuffia dei rotatori (intese come la rottura parziale o completa di uno o più fra i tendini che la costituiscono) rappresenta uno tra gli argomenti prioritari per il Sistema Sanitario Nazionale. Dal 2001 al 2014 sono stati effettuati in Italia 390.001 interventi di riparazione della cuffia dei rotatori, con un tasso di 62,1 interventi all’anno per ogni 100.000 abitanti3. Questi numeri sono in linea con quanto osservato in altri paesi, come Finlandia, Danimarca, Stati Uniti, Taiwan e Corea del Sud, nei quali sono stati riportati, in un periodo sovrapponibile, tra i 22 e i 131 interventi annui per 100.000 abitanti, con incrementi significativi negli ultimi 20 anni. Inoltre, il costante aumento delle procedure chirurgiche per la risoluzione di questi disturbi assorbe sempre maggiori risorse anche dal punto di vista economico. È stato inoltre stimato che la prevalenza delle patologie a carico della cuffia dei rotatori si attesti intorno al 5% nella popolazione generale, con picchi del 20% per alcune categorie professionali. Aumenti significativi della prevalenza sono stati osservati con l’avanzare dell’età fino ad arrivare al 51% nei pazienti oltre gli 80 anni.
Le due principali cause delle rotture della cuffia dei rotatori sono rappresentate dagli infortuni traumatici e dalla degenerazione tendinea, che può derivare da disregolazioni endocrine o metaboliche, ipoperfusione o microtraumi ripetuti. Rientrano generalmente nel primo caso le rotture in acuto, che posso avvenire su un singolo elemento oppure su più strutture dell’articolazione, come fratture della clavicola o dislocazioni della gleno-omerali. Le rotture dei tendini della cuffia dei rotatori di origine degenerativa sono più comuni, si sviluppano progressivamente con l’età e sono più frequenti nel braccio dominante. I fattori di rischio sono quindi da ricercare nell’età avanzata e negli individui che svolgono attività professionali usuranti per il complesso articolare della spalla, ovvero che prevedano l’uso di attrezzi vibratori o movimenti reiteranti overhead. Anche gli atleti professionisti, semi-professionisti e amatoriali sono vulnerabili a rotture di cuffia dovute all’uso eccessivo e reiterato del braccio, specialmente in sport quali il tennis, il golf e il baseball. Sono inoltre fattori di rischio per le lesioni non traumatiche della cuffia dei rotatori l’ipercolesterolemia, la storia familiare riconducibile a disordini di cuffia e il fumo di sigaretta, che è associato con un incremento della prevalenza di cambiamenti degenerativi nella struttura dei tendini della cuffia dei rotatori, decremento della qualità del tessuto tendineo, e aumentata rigidità. Inoltre, l’associazione tra lesioni di cuffia e fumo ha dimostrato essere tempo e dose dipendente.
In questo contesto è di primaria importanza seguire procedure volte a massimizzare l’efficienza e l’efficacia delle cure, in modo da ridurre i tempi di recupero e i costi economico-sociali relativi alle patologie a carico della cuffia dei rotatori. Questo documento si prefigge di raccogliere le raccomandazioni per il per il trattamento del paziente con questa problematica che abbiano il supporto delle migliori prove di efficacia scientifiche raccolte secondo i criteri della ricerca clinica (Evidence-Based Medicine – EBM), in modo da favorire l’applicazione delle metodiche di più alta qualità ed efficacia e la standardizzazione di queste procedure all’interno della comunità medica. La Società Italiana di Chirurgia della Spalla e del Gomito (SICSeG), quale associazione scientifica ed elemento aggregante degli specialisti in Ortopedia con particolare competenza nelle problematiche della spalla e del gomito, ha prodotto le presenti Linee Guida (LG) al fine di fornire un valido riferimento per il trattamento chirurgico dei disturbi della cuffia dei rotatori.