È la sera del 2 gennaio 1843 a Vercelli, città dello Stato Sabaudo. Nel chiuso della sua stanza, un giovane chirurgo indugia a scrivere con penna e calamaio, al lume di lampada. Per lui è stata una giornata particolare, una tappa importante della sua ancor breve carriera, come se l’arrivo del nuovo anno abbia voluto lasciare un segno.
Quel giorno, nella sala di operazioni dell’Ospedale Maggiore degli Infermi, il solerte Bernardino (nome proprio del chirurgo) ha eseguito la sua prima amputazione di gamba. E ora è là, ad annotarne i dati e a registrare le proprie considerazioni, come ha sempre fatto per tutti gli interventi meno impegnativi eseguiti fino allora, come continuerà – con diligenza e umiltà – a fare in seguito.