Il ghiaccio e la crioterapia sono diffusamente utilizzati nel trattamento delle infiammazioni, delle lesioni dei tessuti molli e nel recupero dopo intensa attività fisica. Il presente studio è un’indagine bibliografica tesa a ricercare evidenze sperimentali che ne chiariscano l’effetto e i protocolli di utilizzo.
Sono state selezionate reviews, metanalisi, studi randomizzati e studi osservazionali che analizzassero gli effetti fisiologici del ghiaccio, il ruolo del ghiaccio nell’infiammazione (analisi macroscopica e molecolare), i protocolli terapeutici (WBC – Whole Body Cryotherapy, protocollo RICE, gel packs, cold water immersion, ghiaccio spray), il recupero da traumi e attività fisica intensa e le controindicazioni nell’uso dei metodi analizzati. Dati i tanti risultati spesso discordanti emersi nella ricerca, sono stati considerati definitivi i dati che più spesso ricorrevano e che risultavano, secondo il parere degli Autori, supportati da forti evidenze scientifiche.
Dagli studi presi in esame emerge in modo chiaro che la crioterapia ha i seguenti effetti fisiologici: abbassamento delle richieste metaboliche, riduzione della generazione di ROS (reactive oxygen species) e del danno ad essi associato, vasocostrizione, effetto antinfiammatorio e riduzione della velocità di conduzione dello stimolo nervoso.
Rimane invece più controverso e meno chiaro l’effetto molecolare sul sistema immunitario; in ogni caso la maggior parte degli Autori sostiene che il ghiaccio abbia un ruolo antiinfiammatorio grazie all’induzione dell’aumento dell’IL-6 e dell’IL-10, anche se i dati sono spesso discordanti se si prendono in considerazione le variazioni di altre citochine pro- e antinfiammatorie. Per quanto riguarda l’effetto sui vasi sanguigni, tutti gli Autori sono in accordo sul fatto che le basse temperature abbiano un effetto vasocostrittore attraverso l’attivazione del riflesso mediato dal sistema noradrenergico.
Non sono state invece riscontrate chiare evidenze sperimentali per quanto riguarda i protocolli e le metodiche di utilizzo, formulati fondamentalmente su base empirica. Gli studi considerati prendono perlopiù in esame traumi acuti delle articolazioni che quindi interessano tendini e legamenti. Il protocollo normalmente utilizzato in questi casi è un’applicazione di ice-pack della durata di 20 minuti per 3 volte al giorno. Negli articoli analizzati non sono presenti dati chiari su come trattare le infiammazioni croniche. Sono pochi anche i dati riguardanti gli infortuni muscolari, ma sembra che questi possano essere trattati nello stesso modo di tendini e legamenti. Considerando il recupero dopo intensa attività fisica, i risultati emersi individuano come gold standard la CWI (Cold Water Immersion) ad una temperatura di 10-15°C con immersioni che durano dai 10 ai 20 minuti.
Evidenze sperimentali chiare sono invece relative alle controindicazioni legate ad un utilizzo inappropriato della crioterapia; le maggiori complicanze sono associate a lesioni dei tessuti superficiali, a deficit dei nervi superficiali e al congelamento.
Sono comunque auspicabili ulteriori studi tesi a valutare il trattamento dei traumi muscolari, delle infiammazioni croniche e delle basi molecolari, che chiarirebbero in modo definitivo l’effetto fisiologico del ghiaccio e della crioterapia.