Fratture dell’anello pelvico anteriore: proposta di una variante di osteosintesi della sinfisi pubica

Anterior pelvic ring fractures: a proposal of a variant of osteosynthesis of the pubic symphysis

R. Spagnolo, F. Pace, M. Bonalumi, D. Capitani

Azienda Ospedaliera Niguarda Cà Granda, Milano, U.O. di Ortopedia e Traumatologia, D.E.A.

Riassunto

Il trattamento delle lesioni pelviche instabili può essere suddiviso in due fasi: quello acuto, o fase della rianimazione, e quello a paziente emodinamicamente stabile, o fase della ricostruzione. Nella prima fase il ruolo primario lo riveste la stabilizzazione della frattura che può essere effettuata con fascia pelvica, c-clamp o fissazione esterna nelle fratture open-book o da trauma antero-posteriore, che svolge un duplice effetto di riduzione della mobilità della frattura ed un effetto tampone riducendo la cavità pelvica da virtuale a reale. Nelle fratture tipo instabili utilizziamo un fissatore ancorato sulla cresta iliaca per via transcutanea, mentre nel caso fosse interessata l’articolazione sacro-iliaca omolaterale oltre al fissatore esterno si pone il paziente in trazione transcheletrica per mantenere ridotta l’instabilità verticale (VS). Nel caso in cui il paziente sia ancora emodinamicamente instabile, l’angiografia ricopre un ruolo essenziale mediante l’embolizzazione selettiva. A paziente emodinamicamente stabile si dovrà decidere quale sia il trattamento più idoneo: se continuare con la fissazione esterna o effettuare una sintesi interna. Dal 2005 al gennaio 2008 il primo Autore ha trattato 16 pazienti apportando una modifica nel posizionamento delle viti anteriori per la stabilizzazione della sinfisi pubica, il nostro lavoro è rivolto ai pazienti emodinamicamente stabili, che necessitano quindi di un trattamento definitivo. Classicamente la sintesi della sinfisi pubica è eseguita mediante posizionamento di 2 placche da 3,5 o 4,5 mm, una in sede sovrapubica e l’altra anteriore, dove le viti sono posizionate in direzione antero-posteriore. Nei 16 casi, sono state posizionate solo 2 viti anteriori, una per ciascun ramo pubico nella convinzione di una migliore stabilità nel rispetto delle fisiologiche linee di forza. Tutte le viti hanno una lunghezza compresa fra i 55 e 65 mm. Clinicamente abbiamo ottenuto risultati eccellenti nel 90% dei casi, buona nel 10%; la riduzione è stata anatomica nel 90% e vicina all’anatomica nel 10%. La tecnica proposta nelle fratture pelviche instabili, secondo la nostra osservazione, incrementando la stabilità della sinfisi pubica favorisce una maggiore stabilità della sacro iliaca, quindi una riduzione degli insuccessi.

Summary

The treatment of instable pelvic lesions could be subdivided in two phases: the acute one (resuscitation phase), and the one of the emodinamically stable patient (reconstruction phase). In the first phase the primary role is to stabilize the patient fracture which can be obtained with the pelvic fascia, c-clamp or external fixation for the openbook fracture or for the antero-posterior compression traumas; these kind of treatment have the duplex effect to reduce the fracture mobility and the pelvic volume from virtual to real with the reduction of retroperitoneal haematoma). In instable fractures we use am external fixator anchored to iliac crest percutaneously, while in case the sacro-iliac joint would be involved, we apply both the external fixator and transcheletric traction to maintain the reduction of the vertical share (VS). In case the patient would be still emodinamically unstable, an arteriography is the gold standard thanks to embolization. Once the patient is stable it has to be decided which kind of treatment would be the best: going on with external fixation or converting in internal fixation. Since 2005 al January 2008 the first Author had treated 16 patients and made a modification in the positioning of the anterior screws for the stabilization of the pubic symphysis. Classically the synthesis of the symphysis is executed with 2 plates of 3,5 or 4,5 mm, one anterior and the other sovrapubic, where the screws are positioned from anterior to posterior. In the 16 considered cases we have positioned just 2 anterior screws, one for each pubic branch, in the conviction of a better respect of the physiological forces lines. All the screws have a length of 55 to 65 mm. Functional results were excellent in 90 percent, good in 10 percent, the reduction were excellent in 90 percent abd good in 10 percent. The modified screw fixation method could be proposed in unstable pelvic fractures, our observation suggest that increasing the stability of the inferior part of the pubic symphysis results in increased stability of the sacroiliacjoint.

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