L’evidenza clinica e statistica, rilevata ultimamente da più autori, che lo screening ecografico universale versus il selettivo, potesse essere in grado di operare una più capillare opera di prevenzione della Displasia Congenita dell’Anca (DCA) e ovvero potesse essere in grado di portare alla luce quei casi non manifesti di displasia eclatante, frequentemente non trattati e responsabile in età matura e non senile di degenerazione artrosica dell’anca, ci ha portato a proporre un modello regionale di screening ecografico dell’anca applicato a tutti i nati.
Pertanto concordemente con l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) e con il Ministero della Salute abbiamo identificato una regione che rispondesse a requisiti base per poter assurgere a Regione Pilota. Ci serviva una regione dalla conformazione regolare dal punto di vista geografico e logistico con Punti Nascita ben distribuiti sul territorio, con un numero di nascite non superiore le 10.000 unità, già operativa nel percorso ecografico dell’anca pur avviato come selettivo. La scelta è caduta sulla regione Umbria caratterizzata da una agevole disposizione geografica, caratterizzata da circa 7000 nati l’anno e con 6 punti nascita nelle due provincie di Terni e Perugia.
Dunque il 1 gennaio 2017, inizialmente presso la provincia di Terni, si è avviato tale progetto pilota eseguendo l’ecografia dell’anca a tutti i neonati secondo il seguente protocollo: entro 30 giorni dalla nascita nei neonati a rischio (parto podalico, familiarità, Ortolani positivo, malformazioni associate ecc) entro i 90 giorni a tutti gli altri. La valutazione del fattore di rischio viene formulata dal neonatologo che, come tutti gli operatori sanitari del progetto, vengono preparati, come vedremo più avanti per gli ecografisti, attraverso seminari di perfezionamento avviati dalla regione Umbria.
La valutazione ecografica è quella classica di Graf con l’individuazione degli angoli alfa e beta e con la identificazione della parte ossea e di quella capsulo-cartilaginea. Tali dati vengono trascritti in tempo reale su cartella elettronica inviata per invia informatica, da tutti i Punti Nascita, a un server centrale a Perugia.Tale cartella può essere evidentemente richiamata da remoto in qualunque momento per gli aggiornamenti periodici e per gli approfondimenti clinici e statistici.
Anche il trattamento si attiene alle linee terapeutiche proposte dalla Società Italiana di Traumatologia e Ortopedia Pediatrica (SITOP) e mediate dalla Società Europea di Ortopedia Pediatrica: si deve sempre tener presente della cosiddetta Immaturità fisiologica e cioè a meno che non si tratti di un’anca francamente lussata, un quadro di instabilità entro i tre mesi di vita può spesso regredire da solo. E per questo motivo, per poter disporre di questa “sensibilità”, che il trattamento nel Progetto Umbria è affidato all’ortopedico pediatra laddove l’esame ecografico è condotto invece dal neonatologo-pediatra o dal radiologo. Sarà quello pertanto a scegliere tra le varie possibilità terapeutiche, dall’astensione, alla terapia con divaricatore dinamico, al trattamento gessato, all’opzione chirurgica.
Parlando di trattamento e per semplificare diremo che l’anca displasica è trattata al di sopra il valore 2C di Graf sempre che abbia superato la zona di immaturità fisiologica cioè i tre mesi di vita. Risulta evidente come il Progetto fondi tutta la sua validità scientifica e credibilità sull’esame ecografico che è notoriamente fortemente operatore-dipendente.
Per tale motivo nel Progetto è prevista parallelamente la fase di formazione per tutti gli operatori sanitari coinvolti. Specialmente per gli ecografisti, per poter disporre di dati univoci dedotti da esame ecografico condotto secondo gli standard più rigidi e accurati, la regione Umbria ha avviato un programma di perfezionamento e affinamento dell’esame ecografico obbligatorio per gli operatori del Progetto, che si è tenuto a Perugia per la prima volta, il 3 novembre scorso sotto la direzione didattica di un ortopedico pediatra, di un radiologo e di un pediatra tutti di indubbia fama e preparazione. Ma qual è il reale impatto del Progetto? Cosa ha portato in termini di rilievo clinico, statistico, epidemiologico? Evidentemente è presto per qualunque valutazione, intanto per carenza di dati e poi perche l’Istituto di rilevazione statistica regionale cui pervengono per via informatica le cartelle di ogni singolo neonato ha chiesto tre anni a pieno regime per le prime risultanze. Quello che appare chiaro in questi primi 18 mesi di sperimentazione è che la patologia non decresce nella sua incidenza riferita in letteratura per la razza caucasica ed è ricorrente il dato di una regressione spontanea senza trattamento nelle displasie di grado lieve-medio entro i tre mesi di vita. Di contro tutte le anche intercettate come instabili o lussate hanno ricevuto trattamento e confidiamo che proprio le prime non evolvano lentamente fino a quadri di incongruenza articolare che esitano spesso in artrosi precoce, come descritto più di 50 anni fa da autori di scuola italiana, con alti costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Ed è proprio questo l’altro intento del Progetto: quello di ridurre i costi in termini di assenteismo, di morbilità, di spese di ricovero della artrosi precoce dell’anca. Intento che ci ha permesso di proporre lo Screening Universale dell’Anca nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) presso il Ministero della Salute, con l’appoggio della SIOT, della SIdA e di altre Società Scientifiche di area pediatrica, attraverso lettera ufficiale SITOP datata 18 settembre 2017.
Qual è il futuro del progetto? Evidente il nostro intento è che lo screening ecografico universale sia diffuso in tutto l’ambito nazionale e alcune Regioni hanno chiesto la Delibera Regionale dell’Umbria come modello di riproposizione (vedi regione Friuli Venezia Giulia che richiama come olografia geografica e modello assistenziale la regione Umbria). Esistono però obiettive difficoltà, intanto nei numeri dei nati in quelle regioni a più alta natalità, ma la difficoltà maggiore sta nel fatto che l’Accordo Stato-Regioni 16-10-2010 che prevede il mantenimento dei Punti Nascita con almeno di 500 nati annui è fortemente disatteso con la persistenza – specie nel Centro-Sud – di Punti Nascita con bassissima natalità che portano a una alta frammentazione degli stessi con ovvia difficoltà a controllare tutti i neonati.