Artroprotesi delle interfalangee prossimali nella mano: confronto tra le vie d’accesso e studio su cadavere di un nuovo accesso dorsale

Proximal interphalangeal joint arthroplasty in the hand: comparison between the classic approaches and cadaveric study on a new dorsal approach

T. Benigno, B. Battiston, M. Llusa Perez*, V. Belloti**, P. Tos

Azienda ospedaliera "Città della Salute e della Scienza di Torino", UOC Traumatologia Muscolo- Scheletrica e UOD Microchirurgia, Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, CTO Torino; * Departamento de Anatomía y Embriología Humana, Laboratorio Macro-microdisección y Anatomía Quirúrgica, Universidad de Barcelona; ** ICATME Institut Català de Traumatologia i Medicina del l'Esport, Istituto Universitario Dexeus, Barcelona, Spagna

Riassunto

Background

Per molti anni l’artrodesi ha rappresentato il gold standard nelle patologie primarie e secondarie della IFP a livello della mano, ma un prudente entusiasmo sta crescendo per le protesi in metallo e pirocarbonio al fine di eliminare il dolore e per il recupero dell’escursione articolare.

Obiettivi

Lo studio si divide in due parti. Nella prima parte si effettua una revisione della letteratura per mettere a confronto le vie d’accesso alla IFP e i risultati ottenuti dai diversi AA. Nella seconda parte viene descritto uno studio su cadavere su una nuova via d’accesso dorsale alla IFP.

Metodi

Presso il Laboratorio di Macro e Micro dissezione e Anatomia Chirurgica del Dipartimento di Anatomia ed Embriologia Umana dell’Università di Barcellona, sono state dissezionate 24 IFP di cadavere. È stata utilizzata una via d’accesso dorsale con osteotomia della base della falange media, sollevamento della bandelletta centrale con bratta ossea e, dopo impianto delle componenti protesiche di prova, reinserzione del complesso bandelletta-osso. Nello studio vengono messe a confronto diverse metodiche di sutura per la reinserzione della bandelletta centrale.

Risultati

La forma triangolare-cuneiforme della bratta ossea le conferisce maggiore stabilità. La sintesi della bratta è sempre di tipo “a contatto”, pertanto non sono necessarie forti compressioni durante la reinserzione. Un cerchiaggio con filo di sutura metallico da solo è in grado di tenere ancorata la bratta ossea. Il punto di debolezza è la sutura della bandelletta centrale con quelle laterali nel punto di massima tensione sulla IFP.

Conclusioni

Nelle poche procedure effettuate su modello anatomico e con uno strumentario non ancora indicato per la nuova tecnica, si possono già evidenziare dei discreti vantaggi soprattutto nel recupero dell’escursione articolare. Il vantaggio di questa tecnica è che la guarigione osso-osso potrebbe evitare quei cedimenti tendinei che sono alla base delle complicanze dell’accesso classico. Lo studio è ancora in corso per il perfezionamento della tecnica e per l’eventuale utilizzo in pratica clinica, che consentirà la valutazione dei risultati “in vivo”.

Summary

For many years the arthrodesis has been considered the gold standard in the PIP primary and secondary diseases, but a cautious enthusiasm is arising for the metal and pyrocarbon prothesis in order to relieve the pain and to recover the range of motion.

Objectives

The study is divided into two parts. In the first part is performed a review of the literature to compare the approaches to the PIP and the results obtained by different authors. In the second part is described a cadaveric study about a new surgical approach to the PIP.

Methods

At the Laboratory of Macro and Micro Dissection and Surgical Anatomy of the Department of Human Anatomy and Embryology of Barcelona University, were dissected 24 cadaveric PIP. It was used a dorsal approach with a middle phalanx osteotomy at its dorsal base, lifting of the central slip with a bone chip and, after implant of the trial prosthetic components, reconnection of the system central slip-bone. In the study we compare different methods of central slip reattaching.

Results

The triangular-cuneiform shape of the bone chip gives more stability. The bone chip synthesis is always “in contact”, therefore strong compressions are not necessary during the reattaching. A cerclage with metallic suture alone is able to hold anchored the bone chip. The point of weakness is the suture of the central slip with the lateral ones in the point of maximum tension of the PIP joint.

Conclusions

In the few performed procedures on an anatomical model and with a not yet dedicated instrumentation for the new technique, we can already highlight discrete advantages with this technique, especially in the recover of the range of motion. The advantage of this technique is that the bone-bone healing could allow to avoid those tendon failures which are common complications described in classical approaches. The study is still in progress for the technique improvement and for application in clinical practice, that will allow “in vivo” evaluation of the results.

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