Riassunto
Gli Autori presentano la loro esperienza nel trattamento della lassità rotulea nei soggetti affetti da sindrome di Down.
Tale complicanza, legata all’ipotonia legamentosa, ha un’incidenza tra il 5 e il 10% dei piccoli pazienti, rappresentando, con la scoliosi e l’instabilità atlo-epistrofica, il quadro che più necessita di trattamento ortopedico spesso chirurgico.
Sono stati proposti spesso interventi di plastica legamentosa in base ai criteri di Blauth onde evitare lesioni dell’apofisi tibiale cartilaginea in età di accrescimento. Tali trattamenti presentano però spesso l’inconveniente di frequenti recidive che richiedono un ulteriore intervento scheletrico successivo.
In considerazione di tale dato e della scarsa compliance dei pazienti Down abbiamo praticato nei casi di grave lassità rotulea gli interventi di trasposizione dell’apofisi tibiale anche in età di crescita, impiegando mezzi di sintesi meno invasivi (fili di Kirschner, chiodini di Scaglietti).
I risultati a distanza sono stati migliori da un punto di vista funzionale come era logico aspettarsi, ma nel contempo non abbiamo riscontrato significative complicanze nell’accrescimento.
Pensiamo quindi che nei pazienti Down sia preferibile praticare in prima istanza, in caso di lassità rotulea grave, interventi scheletrici definitivi di trasposizione del tendine rotuleo.
Summary
The Authors introduce their experience in the treatment of the patellar dislocation in the Down syndrome.
This complication, caused by the hypomyotonia, has an incidence between 5 and 10% of the patients and represents, with the scoliosis and the instability atlantoepistrophic, the complications that often needs surgical orthopedic treatment.
Blauth ligament’s plastic interventions has often been proposed to avoid lesions of the tibial apophysis in age of growth.
However, theese treatments often introduce the drawback of frequent recidivists which ask for a further following skeletal intervention.
Because of this reason and the scarce compliance of the Down patients, we practised in the cases of serious patellar dislocation the interventions of transposition of the tibial apophysis also in age of growth, employing a miniosteosynthesis (Kirschner wires, Scaglietti nails).
The results were best from a functional point of view as it was logical, but at the same time we have not found meaningful complications in the growth.
So we think that in Down patients is preferable to practise in first appeal, in serious patellar dislocation, definitive skeletal interventions of transposition of the patellar tendon.