Dopo Giovanni Battista Monteggia e Riccardo Galeazzi, il sipario della storia si apre per lui, Silvio Rolando. Terzo chirurgo italiano a consegnare il proprio nome a un particolare tipo di lesione scheletrica. Siamo sempre nel distretto dell’arto superiore, ci spostiamo dall’avambraccio alla mano; in corrispondenza del primo osso metacarpale troviamo una frattura dalla precisa topografia, morfologicamente inconfondibile. “une variété non encore décrite”, si permette di scrivere Rolando in una nota – chiamarla pubblicazione sarebbe esagerato – inviata nel 1910 al giornale francese La Presse Médicale. Già, proprio così, non ancora descritta! E siccome la sua, di descrizione, si dimostra quanto mai chiara ed esauriente (pure in quella limitata veste), il premio dell’eponimo scaturisce naturale: “frattura di Rolando”, ovvero “frattura in tre frammenti, articolare, della base del primo osso metacarpale”.