Introduzione. Le caratteristiche biomeccaniche e l’elevata instabilità, rendono le fratture intertrocanteriche e sottotrocanteriche difficili da classificare e trattare. Lo scopo del lavoro è stato di verificare l’outcome delle fratture in esame, trattate con chiodo tipo PFN® Standard o Long, in funzione del tipo di riduzione ottenuta.
Materiali e metodi. Sono stati inclusi i casi con follow-up minimo di 8 mesi; escluse le fratture patologiche, fratture bifocali ed infezioni. È stata valutata l’instabilità, il tipo di riduzione, tipo di chiodo, rapporto diametro chiodo/canale, tempo di guarigione o pseudoartrosi. Sono stati correlati i parametri valutati con il tempo di guarigione delle fratture e l’eventuale insorgenza di pseudoartrosi.
Risultati e conclusioni. L’estensione della rima di frattura crea molto spesso problemi classificativi. Per esaminare i risultati di questo lavoro occorre classificare in maniera precisa i casi. Una riduzione anatomica ed una eventuale stabilizzazione con cerchiaggi metallici con preservazione della vascolarizzazione periostale, velocizza i tempi di guarigione in entrambe le fratture.