L’artrosi è un processo patologico, caratterizzato da alterazioni meccaniche, degenerative e infiammatorie dell’intera articolazione. Si parla di artrosi primitiva (o idiopatica) nel caso in cui il paziente sviluppa la patologia in assenza di fattori di rischio apparenti. Si definiscono invece secondarie tutte quelle forme in cui è possibile individuare una o più cause. I sintomi sono solitamente suggestivi e la diagnosi è clinica e radiografica. Molteplici sono i trattamenti conservativi e chirurgici a cui il paziente si può sottoporre negli stadi più precoci della malattia prima dell’intervento protesico, al fine di ridurre la sintomatologia e migliorare la propria qualità di vita. Le terapie conservative sono principalmente: fisioterapia ed educazione comportamentale, terapia farmacologica, TENS, magnetoterapia e le terapie infiltrative intra-articolari con acido ialuronico, steroidi, platet rich-plasma (PRP), cellule staminali adipogeniche e stromal vascular fraction (SVF). Nonostante molti di questi trattamenti sono utilizzati nella pratica clinica, dobbiamo sottolineare come solamente alcuni presentano un livello di appropriatezza tale da essere raccomandato secondo le più recenti linee guida dell’American College of Reumatology (ACR), dell’European League Against Rheumatism (EULAR) o dell’Osteoarthritis Research Society International (OARSI). D’altra parte, nei casi in cui il paziente presenti un impingement femoro-acetabolare, è da valutare un eventuale intervento in artroscopia al fine di correggere le anomalie anatomiche alla base della clinica e della eziopatogenesi della coxartrosi. Per le forme avanzate rimane la sostituzione protesica dell’articolazione, con risultati sempre più soddisfacenti in termini di tecnica chirurgica e recupero funzionale, insieme alla possibilità di effettuare interventi palliativi contro il dolore, come la tenotomia del muscolo adduttore lungo.