Orthopaedic Algodystrophy Syndrome in Italy (OASI). Risultati da un’indagine coinvolgente 289 ortopedici

Orthopaedic Algodystrophy Syndrome in Italy (OASI). Results from a survey involving 289 orthopaedic surgeons

Umberto Tarantino 1 , Giovanni Iolascon 2 , Luca Neri 3 , Andrea Piccioli 4 , Giuseppe Sessa 5 , Paolo Cherubino 6

1  Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia, Università Tor Vergata, Fondazione Policlinico Tor Vergata; 2  Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche ed Odontoiatriche, Seconda Università degli Studi di Napoli; 3  Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità, Università degli Studi di Milano; 4  Centro Oncologico di Palazzo Baleani, Azienda Policlinico Umberto I, Roma; 5 Clinica Ortopedica, Università di Catania; 6  Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, Università dell’Insubria, Varese

Introduzione. Nonostante la sindrome algodistrofica rappresenti un’evenienza rara nella popolazione generale, nel 4-7% può complicare l’evoluzione di un intervento chirurgico/frattura di un arto. L’obiettivo principale del presente studio è valutare l’orientamento diagnostico-terapeutico della sindrome algodistrofica da parte dei chirurghi ortopedici.

Materiali e metodi. I dati sono stati ottenuti tramite la somministrazione di un questionario appositamente designato, composto da 23 item a risposta multipla.

Risultati. 289 chirurghi ortopedici hanno partecipato allo studio. La maggior parte dei partecipanti non si avvale di alcun criterio diagnostico, ma si basa principalmente sulla propria esperienza clinica. Le classi farmacologiche più comunemente utilizzate sono risultate i bisfosfonati (93%), seguiti dai FANS (43%).

Conclusioni. Il mancato utilizzo dei criteri diagnostici proposti in letteratura può portare, considerando anche l’incidenza non frequente di questa patologia, a possibili errori o ritardi nella diagnosi definitiva. In accordo con quanto suggerito dai più recenti studi i bisfosfonati, ed in particolare il neridronato, rappresentano i farmaci di prima scelta.

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