L’accesso anteriore diretto all’anca, descritto per la prima volta nel 1881 da Hueter e ripreso da Smith-Petersen e Judet nel XX secolo, è stato diffuso nella sua versione mini invasiva da Matta nel 2005, subendo poi alcune variazioni tecniche, tra cui la “bikini incision” di Leunig. Sfruttando piani internervosi superficiali e profondi, la dissezione e l’impianto delle componenti protesiche procedono senza il sacrificio di alcun elemento miotendineo, caratteristica che rende l’approccio realmente fedele al concetto di mini invasività. Alla riduzione del dolore nell’immediato post-operatorio, al minor tempo medio di ricovero, ad un più rapido recupero funzionale e ai bassi tassi di lussazione della protesi fanno però da contraltare una maggiore incidenza di fratture del femore, tempi operatori medi più lunghi, un considerevole rischio di danno al nervo femoro cutaneo laterale. Selezione dei pazienti, uso di strumentari dedicati e ausilio della brillanza intraoperatoria possono ridurre il tasso di complicanze accesso correlate. In considerazione di questi elementi si tratta di un accesso gravato da una lunga curva di apprendimento.